È un’esperienza che molti di noi hanno vissuto, sia in fase attiva che in fase passiva. Finire per odiare la persona che si è amata per tanto tempo e non sapere perché si provi un sentimento così forte nonostante ci si era promessi di starsi vicini. O al contrario, ricevere quell’odio in maniera inaspettata dopo che una relazione si è conclusa in maniera apparentemente tranquilla. Sono sensazioni stranianti, che possono far sentire in colpa chi le prova o trattato ingiustamente chi le riceve.
Esistono diverse basi scientifiche e psicologiche che spiegano perché questo accada. Persino neurologicamente, è stato dimostrato che le zone del cervello che si attivano in caso di odio (il putamen e l’insula) sono le stesse che attivano l’amore. Questo spiegherebbe l’antico pensiero letterario secondo cui amore e odio siano due volti della stessa emozione umana.
Psicologicamente, l’odio subentra quando l’amore non è più corrisposto o quando le aspettative nei confronti della persona amata sono state deluse. È la presa di coscienza che quella relazione è da considerarsi conclusa, quantomeno a livello razionale. Solo che noi esseri umani non siamo fatti di sola ragione: abbiamo una componente emotiva forte, che in questi casi è tanto più sviluppata quanto più abbiamo investito in termini di tempo ed emozioni in quella relazione. E la cosa vale anche nei casi in cui l’amore non è mai stato corrisposto: anche se si è sviluppato soprattutto in uno solo dei due, l’amore resta una relazione in cui si dà, si creano aspettative e si riceve. E se le aspettative vengono deluse, se l’altra persona si rivela diversa da quella che credevamo, è normale provare odio.
L’odio diventa dunque un efficace meccanismo difensivo per sopravvivere a una nuova fase della nostra vita. Ci siamo resi conto che quella persona non sarà colui/colei che starà accanto a noi nel modo in cui pensavamo, quindi ora tocca a noi ridurre l’importanza che quella persona ha nella nostra vita. E se dentro di noi c’è ancora una componente emotiva forte, non basterà la sola ragione per riequilibrarci: servirà una seconda componente emotiva che ci aiuti a ridimensionare l’immagine che abbiamo di quella persona.
L’odio serve a questo, ed è tanto più forte quanto più urgenza sentiamo di ridurre l’amore che provavamo per quella persona. Visto sempre secondo le basi neurologiche che dicevamo prima: il nostro assetto emotivo sceglie di vivere un’emozione simile all’amore per intensità e aspetti coinvolti, ma che ci permette una lucidità di gran lunga maggiore per gestire la vita nel prossimo futuro.
Questo non significa che dobbiamo odiare liberamente e sposare felicemente le conseguenze dell’odio, sia chiaro. Significa solo che se proviamo odio, dobbiamo essere indulgenti con noi stessi. È qualcosa di naturale. Col tempo, quando ci sentiremo di nuovo stabili, padroni di noi stessi e delle nostre emozioni, avremo la forza di riconoscere la libertà dell’altra persona, rispettarne l’identità e le scelte, magari anche comprendere perché non è stata per noi quel che ci aspettavamo. Potremo perdonarla, e quello è il primo passo per avere nuovamente un rapporto equilibrato con quella persona. In casi limite, potrebbe persino accadere di ripercorrere il percorso inverso e veder rinascere l’amore, persino a mesi o anni di distanza. Le emozioni sono spesso inspiegabili, ma altrettanto spesso comprensibili. E l’unica cosa che possiamo fare è conoscerle ed accettarle.
Se senti di provare sentimenti di odio inspiegabile nei confronti di una persona che hai amato fino a poco tempo fa e senti il bisogno di contenere quest’emozione, di misurare i comportamenti che metti in atto e di raggiungere un compromesso accettabile tra quel che provi e il modo in cui vorresti lucidamente essere, chiedere aiuto a un buon life coach può essere importante: un life coach è sempre l’alleato più indicato quando si tratta di maturare una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e accompagnare ciò che proviamo verso uno stato gestibile e consolidato. Contattami per saperne di più su come funziona il metodo.